Riceviamo dal nostro lettore e amico Pietro Missiaggia un importante articolo sul filosofo Nick Land e sull’opera “The Dark Enltightenment”
Il filosofo britannico Nick Land, nato nel 1962, noto come padre di quel filone filosofico nato negli anni ’90, all’epoca della crisi delle ideologie, e sovente detto accelerazionismo, è poco conosciuto in Italia e nei paesi dell’Europa mediterranea; solo negli ultimi due anni due sue opere sono state tradotte in italiano: Collasso. Scritti 1987-1994 a cura della Luiss University Press, e L’Illuminismo Oscuro tradotto e curato dalla Gog Edizioni. Di quest’ultima opera ci si vuole qui occupare analizzandone alcuni aspetti che rappresentano le teorie innovative di Land e spesso utili per comprendere la nostra epoca.
L’opera L’Illuminismo Oscuro (in inglese The Dark Enlightenment) è un testo pubblicato dal pensatore britannico nel 2013 a “puntate” in uno dei tanti blog dell’internet frequentati da membri della così detta “destra alternativa” o Alt-Right. Il libro di Land è stato spesso definito, da molti commentatori più o meno ignoranti, in buona o in cattiva fede o semplicemente politicamente corretti (errore fatto anche dai curatori della Gog), come un testo ispiratore del suprematismo bianco, fortemente apologetico nei confronti dell’eugenetica e considerato la summa di un pensiero irrazionale, aggressivo, anti-egualitario e cervellotico. In questo breve testo si analizzeranno estratti del testo del Land per cercare di comprendere obbiettivamente il suo pensiero e cosa può essere utile in esso per la nostra epoca, che è un’epoca di dissoluzione.
Partiamo col dire che Land è fortemente critico di quei movimenti che si rifanno al suprematismo bianco, nero etc. e vedono la storia come un fenomeno di lotta fra razze (razzialismo) come è critico dei nostalgismi fascisti e nazionalsocialisti come è critico degli apologeti del politicamente corretto. Secondo Land:
«E’ estremamente conveniente, quando si costruiscono strutture pseudo-capitalistiche dirette dallo Stato e scopertamente corporative, da terza via, distogliere l’attenzione dalle espressioni arrabbiate di paranoia razziale dei bianchi, specialmente quando queste sono decorate da insegne nazi goffamente modificate, da elmi con le corna, da una estetica alla Leni Rienfenstahl e da slogan presi a prestito liberamente liberamente dal Mein Kampf. Negli USA – e quindi, con uno sfasamento temporale ridotto, anche a livello internazionale – dalle lenzuola bianche ai vari titoli pseudo massonici con tanto di croci in fiamme e corde da impiccagioni – hanno acquisito un comparabile valore teatrale» (op. cit., Roma 2021, p. 68).
Per Land, la paranoia razziale dei suprematisti bianchi è estremamente dannosa non solo per la creazione di un sistema alternativo ma anche per essi stessi; infatti per l’autore «l’Übermensch razziale è una cosa senza senso» (ivi.p.130) e aggiunge che «per quanto estremamente affascinanti possano essere i nazisti […] pongono un limite logico alla costruzione programmatica e all’impegno della politica identitaria bianca. Tatuarsi una svastica in fronte non cambia nulla» (ibidem). I suprematisti bianchi del mondo anglofono, anche se non se ne accorgono, alimentano il sistema nella sua idiozia e nel suo teatro essendo privi di una coerente linea politica ed essendo destinati, per Land, a soccombere come il nostro mondo oramai verso l’esaurimento. Per Land, come specifica a p. 129 del suo manifesto, sacrificare la modernità per la razza equivale a de-modernizzarsi in realtà; più che a de-modernizzarsi si fa il giuoco della stessa modernità, la sia alimenta con quello che essa vorrebbe la paranoia razziale che sfocia in due duplici forme: la paranoia razziale del suprematismo e la paranoia anti-razziale tipica del pensiero politicamente corretto. Per Land, infatti, il continuo richiamo ad uno spauracchio che vede nel Terzo Reich il male assoluto è cosa deleteria ma è anche la forza della modernità che dalla seconda metà del Novecento fa «sgorgare la forza politica del mondo globalizzato esclusivamente dal cratere incenerito del Terzo Reich» (p. 72). Questa tendenza porta, per il nostro autore britannico, a lasciarsi alle spalle la razionalità per l’irrazionalità; questo non deve sorprendere: sono pochi gli uomini razionali, soprattutto in un’epoca come la nostra, caratterizzata da emotività e mancanza di analisi: «Qualsiasi tentativo di sfumatura, equilibrio e proporzione nel caso morale contro Hitler vuol dire interpretare male il fenomeno» (p. 75). Infatti l’hitlerismo ed il totalitarismo nazionalsocialista vengono interpretati, spesso, non come un fenomeno politico legato ad un determinato periodo storico con dei propri presupposti, ma come qualcosa di eterno dalle sfumature religiose abramitiche: l’anticristo che presenta il male assoluto. È ciò che Land critica, come si evince dalle sue parole:
«Se abbracciare Hitler come un Dio è segno di una deplorevole confusione politico-spirituale (quando va bene), riconoscerne la singolarità storica e il significato sacro è quasi obbligatorio, giacché tutti gli uomini di fede specchiata lo ritengono un preciso complemento del Dio incarnato – l’Anti-messia rilevato, l’Avversario – e questa identificazione ha la forza della verità autoevidente. (Ci si è mai chiesti perché la fallacia logica della reductio ad Hitlerum funziona così bene?)» (p. 77).
La critica che Nick Land fa al rozzo e superato razzismo biologico tipico di certi ambienti della destra alternativa statunitense ed in generale del mondo anglofono nonché delle tendenze alla reductio ad Hitlerum del politicamente corretto in tutte le sue salse è ben chiara; non sono necessarie ulteriori precisazioni per capire che Land critica severamente il razzismo biologista nonché il suo opposto, l’antirazzismo delirante.
Analizziamo ora cosa Land intende con Illuminismo Oscuro e perché il concetto che propone può considerarsi profondamente innovativo. Land propone l’illuminismo come il vero nome della modernità (p. 17) ed implicitamente ritiene come suo degno erede l’illuminismo liberale che nel corso nel XX secolo ha trionfato nei confronti dei due totalitarismi che hanno conteso con esso la lotta per la supremazia: il comunismo/socialismo ed il nazionalsocialismo/fascismo come ebbe a ben dire anche Aleksandr Dugin nella sua Quarta Teoria Politica (NovaEuropa Edizioni, Roma 2018). Per Land «un coerente Illuminismo oscuro [è] scevro al suo nascere da qualsiasi entusiasmo roussoviano nei confronti dell’espressione popolare» (p. 23) e «Laddove l’Illuminismo progressista vede ideali politici, l’illuminismo oscuro vede appetiti» (ibidem).
Land vede nella democrazia un cancro incurabile e lo stesso nell’espressione popolare e nei diversi populismi. La democrazia non è un’ideale è la mangiatoia dei politicanti. Per Land il modello naturale sarebbe uno Stato che consenta una grande libertà economica e di gestione privata della propria vita come le tecnocrazie asiatiche con particolare riferimento a Hong Kong, Singapore, Taiwan etc. ove la democrazia, spesso e volentieri, è assente e questi stati si basano su un modello detto neo-cameralismo il così detto stato azienda (Land definirà il modello naturale dell’uomo quello asiatico). Secondo Land sulla scia di altri due pensatori considerati libertari statunitensi (quasi anarco-capitalisti secondo l’opinione popolare): Hans Hermann Hoppe e Curtis Yarvin (alias Moldbug) e sulla scia del decisionismo di Hobbes comprende che «lo Stato non può essere soppresso ma lo si può curare dalla democrazia» (p. 27).
Un vero libertarismo secondo Land però si deve proporre di evidenziare, sulla scia tipicamente anglosassone, la superiorità della libertà rispetto alla democrazia: è necessario poter optare per una libera uscita. Chi vuole deve poter essere libero di creare il proprio sistema e di essere lasciato stare, cosa che non fa la democrazia moderna, con la sua caccia alle streghe e il politicamente corretto, con le guerre umanitarie per la democrazia e con la sua retorica sui diritti umani. Diritti umani che non sono rispettati nemmeno dalle stesse democrazie che tuonano in modo roboante la parodia del progressismo e della libertà… Quando l’unica libertà della democrazia è quella della voce cioè della protesta per guadagnare più diritti e pane ma che in realtà porta soltanto al nulla. Nessuna voce ma libera uscita è il motto di Land. Che fare con la democrazia? Essa per il nostro autore alimenta «una popolazione largamente infettata dal virus zombie che barcolla verso il collasso sociale cannibalistico, l’opzione preferita dovrebbe essere la quarantena» (p. 39).
Prima di giungere ad una conclusione su a che cosa ci serva nella nostra attuale epoca storica attingere al pensiero di Land bisogna chiarire che cosa il nostro autore pensi dell’eugenetica. Land definisce l’uomo come ineguale, nel senso che ogni uomo è diverso e non esisterà mai la completa uguaglianza, ma questo non deve essere visto come un fenomeno negativo, non come suprematismo del forte sul debole, bensì, per usare una formula marxista come «ognuno secondo le proprie capacità ed ognuno secondo i propri bisogni», l’ideale per l’autore britannico sarebbe una società basata sul gerarchia. Questa gerarchia, però, non deve diventare, come disse Julius Evola pur partendo da ben altri presupposti, gerarchismo; essa dovrebbe consistere nel mutuo appoggio sulla base di una sorta di Stato organico. Land infatti conclude il suo testo affermando che «i nazionalisti razziali sono preoccupati che i loro nipoti si assomiglino» (p. 149) e che quando si veda la realtà «dall’orizzonte bionico, qualsiasi cosa emerga dalla dialettica del terrore razziale resta preda delle banalità. È ora di andare oltre» (p. 150). Per Land è necessario, cioè, andare oltre i mezzi rozzi dell’eugenica e del razzismo biologico. Secondo lui è necessario creare una nuova élite usufruendo anche dei mezzi macchinico-tecnologici e ai suoi occhi i mezzi di una volta sono banali od obsoleti oltre che sinonimo di stupidità. Quello che si può e si dovrebbe criticare e rimproverare a Land è che egli, da buon anglosassone, prende in considerazione molto il Quoziente Intellettivo come sinonimo di giudizio; ma da pensatore obbiettivo ne riconosce i limiti.
Dopo aver chiarito la stupidità di giudicare Land come un pensatore razzista o come ideologo della così detta Alt-Right passiamo a che cosa attingere di buono da Land. Egli innanzitutto, nel suo finire con l’orizzonte bionico ci propone che l’unico modo per cavalcare la tigre della postmodernità è usufruire della stessa tecnica, ma facendo attenzione a controllarla, e come disse Carl Schmitt nel suo Dialogo sul Potere (Edizioni Adelphi), la tecnica non è né buona né cattiva ma neutra. L’uomo deve usarla senza perderne il controllo sennò, come ebbe a dire anche il buon Theodore Kaczynski nel suo La società industriale ed il suo futuro, l’uomo, se non controlla la tecnica e la tecnologia che deriva dalla prima, sarà completamente insoddisfatto e incapace di soddisfare i suoi bisogni. Ciò nel senso che non si sentirà soddisfatto dalla tecnica e dalla tecnologia che ne segue e dalle loro conclusioni ma completamente e perennemente insoddisfatto, incapace e spesso frustrato, e ciò lo porterà a uno stato di esaurimento nervoso.
Nick Land ci insegna a ragionare con la nostra testa, a rigettare lo stile paranoide del sistema nel suo binomio: cioè nei suoi deliri, sia quelli dei suoi nemici che non fanno che alimentarlo sia quelli del sistema stesso. È il Trash sublime, come direbbe lo sloveno Žižek. Che fare alla fine dei nostri giorni? Come già ci insegnano l’Evola e lo Jünger del Trattato del Ribelle noi dobbiamo portarci là dove ci si difende e si attacca a seconda della situazione mettendo radici e rimando stabili nella nave barcollante della modernità che si avvicina alla postmodernità per attendere un auspicata libera uscita dal sistema che, come Land auspica, avverrà perché il sistema si sta alimentando fino a scoppiare non solo per il suo problemi dati dal substrato socio-economico ma soprattutto per la sua
eterna idiozia, dalla sua schizofrenia, in sintesi: da tutta la spazzatura che produce. Il sistema, in sintesi, è un grande meme. Land ebbe a dire: «Il meme è morto. Evviva il meme!». A ciò bisogna rispondere che il sistema non è ancora morto, ma morirà e non ci importa quando, viviamo della nostra libera individualità e della nostra potenza perché siamo semplicemente basati!